martedì 4 maggio 2010

un pensiero di cinquecento anni fa

L’ho visto per tutta la strada, ed ora che sto per raggiungerlo eccoti la boscaglia e non lo vedo più, non è che sbaglio pure strada?  Già viaggiar da sola, su questo somaro, non mi lascia tranquilla. Fosse per me, ma porto dietro le erbe, e non si sa mai che qualcuno le prenda. Le ho raccolte, ma son mica mie!
Potevo venire settimana scorsa col marito, che anche lui ha fatto la stessa strada, ma gli ho detto ‘vai avanti tu, che là c’è da tirar giù le carni dal camino e caricar formaggio, che per zuppe e conserve c’è tempo, io vengo poi’. Il tempo mica mi avanza, ma volevo cercar di dire una parola alla Duchessa, e al marito non glie lo volevo dire.
Da donna a donna. Mica importa se io son cuoca e lei di rango, le cose di donne son cose di donne, e la Duchessa è pur sempre come me.
E’ dalla prima neve che c’è gran parlare tra i signori. Col disgelo verrà il Re!  E tutti a discutere e litigare su dove ospitarlo, ed i cugini a contare le armi, e le cognate ad ordinare le stoffe e organizzare i pasti.
E poi s’è deciso. Il Re dormirà nella residenza del Duca ad Issogne, dove io e il marito siamo a servizio in cucina, e visiterà la fortezza di Fenis.
Quando lo abbiamo sentito, io e il marito ci siamo guardati subito. Già, perché il Re sta un po' qui e un po' lì, ma dappertutto mangia! Non c’è verso che il cuoco del castello di Fenis cucini per il Re.
Non è cuoco fine, è abituato ai soldati, che son lupi e gli sbranano anche l’acqua sporca e la carne bruciata.
Così, quando ancora c’era la neve in terra, il Duca ha detto al marito: ‘ Pinin, prepara tutto qui, poi prendi la famiglia e vai a Fenis, e prepara tutto là.’
Mica mi importa se ho tanto lavoro, se devo correre di qui e di là, ma il collo storto lo avevo, e fino a ieri mattina, quando ho parlato con la Duchessa, non ero tranquilla.
Ieri al mattino però lei è entrata in cucina. La aspettavo, perché doveva comandare per la cena. Ho ascoltato tutto e poi le ho detto: ‘Duchessa, una parola. E’ per via del trasferimento a Fenis’ lei si è voltata, e a me sudavano le mani, e le tenevo nello straccio. Ha alzato le belle sopracciglia e mi ha guardato.
‘Ebbene?’ mi ha detto, e io mi sono fatta coraggio, ed ho continuato ‘ vorrei non portare Adelina con me, vorrei che rimanesse qui’. La Duchessa non diceva niente ma non mi sembrava che capisse, così ho continuato: ‘ Adelina, la mia bambina, lei la conosce. Lo vede che bocciolo di ragazzetta abbiamo io e il marito. E’ così bella che, con rispetto, pare più figlia di Vostra Signoria che di due cuochi’ . Lo sguardo della Duchessa pareva il tocco di burro nella pignatta quando si scioglie e scivola. Ho proprio visto nei suoi occhi la mia bambina, ed  allora ho finito: ‘ Non la voglio portare a Fenis. E’ pieno di soldati, non è conveniente.’
Ho tenuto lo sguardo basso, nel silenzio che è seguito, e pensavo forte e senza ritegno ‘Dai, Margherita!’
Fino a che la Duchessa ha rotto il silenzio con voce dura: ‘Sta bene. Adelina rimarrà qui.’
Visto, che a parlare poi conviene? 
Ora mi sento tranquilla, Adelina sta sicura, il mio viaggio è quasi terminato e sono  pronta a raggiungere il marito per preparar pasticci e verdure. Se solo finisse il bosco, che non vedo più il castello e mi sa che finisce pure che sbaglio la strada. Ah, finalmente, eccolo! Sono arrivata.




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