sabato 26 novembre 2016

terra nova


...ma che brutto!

L'antefatto della serie è la scoperta di una porta spazio-tempo che collega l'anno 2149 con il cretaceo, ma non viceversa.
Spedizioni di esseri umani lasciano quindi il futuro oramai invivibile di un pianeta dall'aria tossica, buio di smog e decadente per seguire una speranza di vita sul pianeta di un tempo.
Gli ingredienti potevano essere buoni, almeno per chi come me è appassionato di fantascienza e non disdegna mai un dinosauro, sin dai tempi di Jurassic Park . La serie è prodotta da Spielberg, e questo sembrava promettere bene. 
Purtroppo invece devo dire che ha disatteso totalmente le mie aspettative.
Neanche un minuto di riprese è stato speso per evidenziare il minimo stupore in nessuno dei protagonisti. Passano da cubicoli e maschere antigas nel quale hanno vissuto tutta la vita al sole e alla natura incontaminata (per non pensare alla fauna) senza che un'espressione di stupore, meraviglia o semplicemente disagio  passi sui loro volti una volta soltanto.  Quello che poteva essere un tripudio di occasioni per rendere grandioso il passaggio inverosimile viene completamente ignorato. I protagonisti passano dalla vita metropolitana di un mondo completamente tecnologico al vagare nella giungla incontaminata senza fare una piega. La cittadella (perché la serie inizia quando è già costruita) è un misto di tronchi di legno ed abitazioni tecnologicamente avanzatissime.  L'obiettivo della spedizione non sembra chiaro. Non sembra volto a preparare un nuovo mondo per l'umanità, perché il territorio colonizzato non sembra prevedere ampliamenti importanti. Nel gruppo, tra centinaia di persone, ci sono un medico ed un chimico, dotati di strumentazioni fantascientifiche, ma che non passano il tempo cercando soluzioni per la terra del futuro, bensì per mettere cerotti ed operare feti di dinosauri attraverso l'uovo per evitare che nascano malformati…
Ovviamente si scopre presto che la vera finalità è trovare il modo di aprire la porta spazio-temporale anche nell'altro verso, per saccheggiare di materie prime il mondo del passato a favore i pochi ricchi nel futuro.
Questa finalità, per distinguere bene i buoni dai cattivi, viene perseguita da un gruppetto che è fuoriuscito dalla cittadella e se ne vive felicemente nei boschi tra i velociraptor.
Quindi tutta la serie ruota intorno a questo micro ambiente militarizzato e le scaramucce tra i due gruppi di pseudo-Rambo, senza il minimo elemento che giustifichi chi vuole rimanere lì a coltivare fiori nel recinto, finanziato da una terra che muore e per la quale non si attiva, e senza l'ombra di paradosso in chi toglie risorse ad una terra vergine, stesse risorse già utilizzate nel suo mondo futuro.
Quando per vivacizzare troviamo un traditore o una spia tra i 'buoni', è moralmente salvo perché ricattato, e quindi assolto.
Ogni tanto compare un animale preistorico a minacciare chi esce dal recinto, che normalmente viene allontanato prima di arrecare seri danni. 
Se date retta a me, non lo guardate…

niente stelle, mi spiace


mercoledì 9 novembre 2016

black mirror



Questa è di gran lunga, ad oggi, la serie più inquietante che ho seguito.  Pochi episodi per stagione, tutti separati tra loro. Episodi che non ripropongono gli stessi personaggi, ma vere e proprie storie a sé.   Il tema e filo conduttore di ogni episodio è la tecnologia e le sue implicazioni sociali. Talvolta si tratta di tecnologia futuribile, dando quindi un vago sentore fantascientifico, anche se le evoluzioni ipotizzate saranno probabilmente sul mercato dopo domani, altre volte dipingono soltanto le peggiori aberrazioni di qualcosa che già c'è. 
Non posso dare il massimo punteggio perché non tutti gli episodi sono così riusciti o totalmente originali nell'idea che espongono, ma alcuni sono davvero di impatto molto forte, e restano davvero impressi.
In ogni caso, comunque, si tratta di impatto negativo, choccante.
Il primo episodio della serie non si inventa niente.  Dipinge solo una situazione paradossale che non avrebbe senso fosse creata se non  usasse come leva i media.
Non intendo spoilerare nulla.  Se volete capire cosa intendo, guardatela e comprenderete al volo il peso dell'impatto che questa serie cerca.

Originalissima nel suo genere, continuerò a seguirla

terza stagione
mio voto: 2 stelle

domenica 6 novembre 2016

The Crown

E' uscita la prima stagione di 'the Crown', storia della Regina Elisabetta II e della corona britannica. La storia prende inizio nel 1947 col matrimonio di Elisabetta col principe Filippo e finisce la stagione nel 1956, alle soglie delle Olimpiadi a Melbourne. 
Nessuno spazio è lasciato alla descrizione di eventi mondani  e dell'alta società, al dettaglio di protocolli o cerimonie. Basti dire che la cerimonia dell'incoronazione occupa si e no 10' di un episodio, ed in parte riporta i filmati originali dell'epoca, visti attraverso il televisore di Edoardo (fratello di Giorgio VI e zio di Elisabetta) che segue la cerimonia  da casa propria .  Se si teme una serie alla Dowton Abbey, siate sereni, perché è tutt'altro.
 La maggior attenzione è riposta sui personaggi,  i membri della famiglia reale,  costantemente privati della libertà e condizionati nella loro vita dalla ragion di stato e della chiesa anglicana. Edoardo, che ha abdicato in favore del fratello per poter sposare un'americana divorziata; Margaret, sorella di Elisabetta, che ripercorre la stessa strada chiusa dello zio cercando di sposare un colonnello della RAF, divorziato; e soprattutto Filippo, marito di Elisabetta, costretto a rinunciare ad essere Principe di Grecia ed in seguito a tutte le sue ambizioni personali per seguire gli stretti dettami  che regolamentano la casa reale ed il consorte della reggente. Al centro di questo Elisabetta, che si batte quanto può per agevolare i desideri della famiglia, ma che quasi sempre risulta impotente causa le leggi, le votazioni del governo e, anche quando riesce ad esercitare influenza per ottenere da questo quanto serve, l'impossibile scoglio della chiesa di cui è a capo ed a cui è legata da sacro vincolo.  Se ricordiamo bene le vicende di Lady Diana o di Carlo e Camilla, val bene ricordare quanto questo tormentone sia iniziato ben prima di allora nella vita di Elisabetta.
Ben riuscito il tentativo di caratterizzare i personaggi,  molto convincenti gli attori e la recitazione.
Le vicende della famiglia sono essenziali, trattandosi di una biografia della regina, ma non fanno degenerare il racconto ad una semplice raccolta di guai amorosi  o esistenziali, perché in ogni episodio viene portato alla luce qualche evento politico o aspetto dell'epoca.  La morte di Re Giorgio e della regina madre, la nube di smog che ricoprì Londra, l'introduzione delle riprese televisive sino ad allora negate dai protocolli, il rinsaldarsi del Commonwealth degli anni '50, l'ultimo insediamento di Winston Churchill a Primo Ministro sino alle sue dimissioni ad 80 anni di età, gli attriti con l'Egitto ed il colonnello Nasser.
Insomma, la vicenda familiare è ben calata in un'epoca di cambiamenti, di opinione pubblica che si modifica nel tempo, di evoluzioni politiche e sociali, ed il tutto è accompagnato da una colonna sonora basata su bei pezzi d'epoca e molto curata. 
Mi è piaciuto molto e lo trovo davvero fatto molto bene.  Non vedo l'ora continui, e di arrivare alla Thatcher.

-prima stagione 
senz'altro tre stelle

sabato 5 novembre 2016

Dr. House


... se no, è lupus .

Un uomo sta bene, conduce la sua vita nella normalità ed un giorno, senza preavvisi, un malore gli rivela che qualche cosa nel suo corpo non va, anche se non è chiaro di che cosa sia, e mette a repentaglio la sua vita.
Ecco il contesto di ogni episodio, e della vita stessa dello straordinario personaggio del Dottor House, primario del reparto di Diagnostica in una clinica americana.
Dotato di un'intelligenza superiore alla norma, acuto osservatore e conoscitore della razza umana, intuitivo, fantasioso e sprezzante degli schemi vive il proprio lavoro mosso da un'unica molla: la risoluzione  dei rompicapo. Di fronte a questo non riesce a fermarsi, ed è per questo che accetta solo casi complessi e che altri non sono riusciti a risolvere; tutto il resto lo annoia.
House non svolge direttamente le anamnesi, perchè la sua esperienza della vita e del lavoro lo portano ad un sostanziale postulato: tutti mentono.
Mentire è proprio dell'essere umano, è una debolezza comune, poichè tutti hanno qualche cosa da nascondere, alla famiglia, ai colleghi, alle autorità o, peggio, a se stessi. 
Per trovare indizi e cause delle malattie è indispensabile arrivare a ciò che non viene detto. Una malattia venerea deriva da un tradimento, l'avvelenamento da una tossina assunta con droghe che non si vogliono confessare, o in luoghi dove non si vuole dire di essere stati. 
House lavora alla sistematica distruzione di bugie, che rivela di fronte a tutti i coinvolti mettendoli a confronto, per cogliere in quell'imbarazzante frangente l'indizio, la verità mancante necessaria alla risoluzione del caso.
In questo modo, quasi sempre guarisce il paziente, e la catarsi che induce rinsalda o distrugge famiglie e rapporti. Di questo aspetto egli non si cura, perchè prova disprezzo per le vite costruite sulle bugie, e non ritiene suo compito occuparsi delle conseguenze derivanti da come altri vogliano risolvere la propria esistenza.
Ipocrisia  e religione scatenano le sue ire peggiori. L'altruismo è per lui una scusa, un modo meschino per mascherare esigenze di soddisfazione personale che si basano sempre su ben altro. Credere in un Dio è irrazionale ed equivale ad arrendersi, non affrontare ciò che invece tocca risolvere all'uomo.
Per mantenere lucido il proprio giudizio non entra quasi mai in contatto con i suoi pazienti, che lascia nelle mani del suo team.
Ogni volta che un suo dottore entra in empatia con un paziente, o al contrario lo disprezza conoscendone la storia, House costringe con continue vessazioni psicologiche il proprio medico a capire l'origine interiore del proprio coinvolgimento. Al termine dei casi, il medico è spesso portato dai fatti a confessare quanto House avesse visto giusto, e come il coinvolgimento abbia danneggiato la visione d'insieme e di conseguenza la diagnosi.  Al di là dei singoli casi medici, House non può esimersi, nei confronti di chi gli sta più vicino, di rilevare le incongruenze, le piccole dipendenze, i sentimentalismi e tutte le debolezze psicologiche esistenti in ogni essere umano. Una volta individuato il 'difetto', House attacca crudelmente buttando a mare la riservatezza, la discrezione mettendo in scena complicati e cattivi scherzi che vanno ad insistere e a pungere proprio quell'aspetto irrisolto, generando umiliazione e sofferenza, mettendo così a nudo la realtà del problema da costringere la persona oggetto dell'assalto a scegliere tra due possibilità: andarsene insultandolo o ammettere che House aveva ragione, maturando e lasciando alle proprie spalle quell'irrisolto aspetto di sè.
E' in questo costante conflitto che vive il suo team. Spesso in rottura con House, a volte grato a lui per aver fatto luce in un angolo in ombra della propria vita. Quando uno di loro pensa, però, di avere per questo acquistato in lui un amico, House è pronto con una nova doccia fredda. Dall'amicizia le convenzioni si aspettano empatia, qualcuno a cui parlare dei propri problemi, a cui chiedere favori, magari appellandosi al dovere che un'amicizia impone ed  innescando leve sul senso di colpa. A tutto questo House si sottrae candidamente e brutalmente, dichiarando magari che trova più divertente passare la serata guardando un film porno piuttosto che ascoltare uno che si lagna.
House per queste ragioni viene tacciato di egoismo, di pensare solo a se stesso; il che è vero, ma è altrettanto vero che intimamente tutti sanno che, pur rifiutando ogni convenzione, House sa provare amicizia e amore,solo che è incapace per forma mentale di manifestarli seguendo l'umano corollario dei gesti sociali e della risoluzione delle altrui aspettative.
Questo è l'aspetto più avvincente del personaggio, che nel momento in cui si è portati a giudicare nel più negativo dei modi, ecco che, quando una persona vicino a lui si trova ad un bivio esistenziale, House c'è, se ne avvede e contribuisce a facilitarne la risoluzione.
Altro elemento cardine del personaggio è il dolore. Zoppo e vittima da anni di dolori lancinanti alla gamba malata è oramai dipendente da forti antidolorifici, e questo non fa che consolidare la sua razionale e cruda idea della vita. la vita fa schifo. è dolore, e la felicità sono i momenti in assenza di dolore.
Tuttavia, ogni giorno combatte la sua battaglia zoppicante, rifiuta ed ironizza sulla compassione dedicata allo zoppo, compassione che strumentalizza, usa o beffeggia a seconda dei i casi con un cinismo pari a quello che riserva ai fatti altrui. Questo suo costante modo di dover vivere col dolore lo rende furibondo verso chi, malato, si arrende. oltre la resa c'è la morte, oltre la morte il nulla.
Per preservare una vita, per giungere alla diagnosi è pronto a calpestare i diritti del paziente, a non informarlo sulle procedure, ad agire contro il suo consenso.
Su questo cardine si apre spesso nella trama il conflitto etico, Innestato inevitabilmente a quello morale. House vuole realmente salvare quelle vite o solo giungere al termine del rompicapo, ovvero raggiungere la vera diagnosi?  La realtà è che in House le due risposte sono così fittamente correlate da non poter dare una risposta univoca. Nei fatti, pur di aggiungere due ore di vita al paziente, e quindi di tempo alla risoluzione del caso, House è disposto a mandare a monte la propria stessa vita, facendolo galleggiare costantemente tra il ruolo di eroe e quello di pazzo.
La precisa disamina delle debolezze umane, la profonda capacità di cogliere i difetti nell'umanità degli altri non fanno di House una persona forte, anzi, la più debole tra tutte. 
Come tutti soffre, più degli altri mente, anche se non per nascondimento ma per gioco, o finalizzato al raggiungimento delle proprie necessità. Il disprezzo verso chi non risolve le proprie incongruenze e verso le convenzioni lo rende arrogante, antipatico, sociopatico e quindi sostanzialmente solo. Appare tuttavia cristallino e 'puro' nei suoi difetti più di chiunque altro, se non altro per la propria capacità di conoscerli senza nascondimento e di accettarli per ciò che sono senza ipocrisie.
Nonostante gli episodi siano molto spesso divertenti  forse la sintesi più vera che si può trarre è che la vita non è bella, anche se è l'unica cosa possibile; i buoni sentimenti hanno spesso radici non tanto nobili, anche se ci consentono una vita più giustificata, gli affetti e le relazioni sono sempre ammorbati da implicazioni nocive alla verità ed alla  risoluzione di ciò che realmente siamo, ma sottostiamo al compromesso perchè l'ordine che ne deriva ci dà una parvenza di serenità. Una volta che, però, la verità viene svelata, diventa impossibile non tenerne conto, e rimaniamo noi stessi, da soli, a fare i conti con quel che resta. Quando la verità è svelata non si torna più indietro, ed è impossibile allestire nuovamente una finzione.
Forse è proprio per questo agghiacciante scorcio di essenza che ogni dottore del team di House teme una cosa più di ogni altra: che essere bravi diagnosti come House li faccia diventare come lui.

- serie conclusa -
 mio voto alla serie: sicuramente 3 telle

e' complicato


Tempo fa ragionavo in merito al fatto che le persone ti chiedono sempre come stai e come vanno le cose . Non è sempre il caso di dire la verità. Intanto, una risposta non del tutto positiva apre una parentesi di confidenza che presuppone un'ulteriore domanda di approfondimento difficile da gestire.  Poi, spesso le circostanze fanno si che, anche se la confidenza esiste, quasi mai il momento ed il tempo disponibile siano opportuni per proseguire.  Così si risponde genericamente con un 'abbastanza bene' , che consente una risposta del tipo 'uno di questi giorni ti chiamo'  e morta lì.
A volte però le domande sono più specifiche, del tipo 'come è andata quella cosa lì ?'  . Tu pensi velocemente, e ti rendi conto che un aggiornamento realistico comporta tanti passaggi, descrizione degli sviluppi nel tempo, circostanze da spiegare... insomma, una risposta che non si può dare. Magari state entrando in un bar per un aperitivo con altre persone, ed è opportuno solo lo scambio di un paio di battute…  magari i fatti comportano una confidenza che con quella persona non c'è… qual è la frase più giusta da dire, senza essere bruschi e lasciar intendere che a lui quel tuo fatto non lo racconti proprio , senza dare ad intendere che ne parlerai in un'altra circostanza (magari non ne hai nessuna voglia), senza dire per forza 'bene!' se invece era un disastro? Come dire in due parole che l'argomento richiede almeno un'ora di pippe reciproche per essere sviscerato, che non lo svenderai a meno ma che lasci libero l'interlocutore di non occuparsene più in uno sportivo 'liberi tutti'?
Io guardo un sacco di serie televisive, di qualità e non, e da una di queste, neppure molto riuscita, mi è arrivato un buon suggerimento.
Per molti episodi  un protagonista è stato vittima dei comportamenti scorretti di un altro.  Giunti verso il fine serie, inizia a prevalere l'affetto tra i due, ed in un evento risolutivo  si ricongiungono come ai vecchi tempi. Il personaggio maltrattato, quindi, vuole capire le motivazioni dell'altro, e gli rivolge col cuore in mano una domanda del tipo: 'ma se ci tieni  me, perché mi hai mentito, mi hai fatto perdere il lavoro, mi hai rubato il portafoglio ed il fidanzato, mi hai bruciato casa ed ammazzato la madre?'
I tempi del dramma non possono consentire che il personaggio analizzi l'intera stagione di puntate (che lo spettatore ha già visto e di cui si è fatto un'idea) per dichiarare quanto sia stato stronzo, egoista, invidioso, geloso e psicopatico, così la versione scenica viene riassunta con uno sguardo sfuggente, colpevole, imbarazzato ed un mormorio: 'è complicato'.
bingo.  E' COMPLICATO
frase perfetta.   'E' complicato' lascia supporre che sia necessaria una lunga spiegazione, lasciando quel pizzico di sensazione un poco stancante, impegnativa ma così vaga che pare dire: 'sono gentile, te lo risparmio'.  Chi può avere il desiderio di chiedere altro dopo una frase del genere? La sensazione di aver evitato il peggio prevarrà anche sulla curiosità
Mi è piaciuto così tanto che alla prima occasione l'ho sperimentato. 
Festicciola, incontro una persona amica di amici che domanda 'perché non ci si vede più spesso?'  è una domanda gentile, e non presuppone necessariamente la volontà di vedersi di più. Ci sono motivi per cui gli incontri non si verificano, ma non è il caso, davvero non è il caso di parlarne. Per di più, io sto salutando per il mio commiato.  Situazione perfetta, e ci provo.  Sorriso . 'e' complicato…'
Ricevo un sorrisone di risposta, una mano gentilmente appoggiata sul braccio e:  'ah, lo so, eccome che lo so!'
bacio e via, amici più di prima