giovedì 29 luglio 2010

i piccoli crescono

Ieri è successo.
Stendevo il bucato quando ho visto salire per il viottolo che porta a casa nostra quattro ragazzini, più o meno tutti sugli 11 anni.
Li conosco da sempre. Figli di amici, ho passato parecchie ore negli anni trascorsi al parco con loro e le loro mamme. Vengono al paesino da sempre, alcuni ci abitano tutto l’anno.
Raggiungono la casa e mi vedono all’ultimo piano, alle prese con le lenzuola.
-ciao! Stefano può uscire con noi?-
Una botta allo stomaco. Stefano è il mio bamboccio più grande, quasi dieci anni. Conosce i sentieri, sa tornare a casa da qualsiasi punto del paese. Una sola strada carrozzabile circonda l’intrico di viottoli e piazzette, e tutti lo conoscono. Sono le due del pomeriggio.
Nessuna reale minaccia all’orizzonte, allora perché ho paura?
Semplicemente, è la prima volta che succede, che venga chiamato per uscire, per andare al parco, o sul sagrato della chiesa.
Taccio ogni voce dentro di me, e lo chiamo con indifferenza.
-Stefano! Ti chiamano i tuoi amici, vuoi andare?-
In un secondo è pronto, e mi raggiunge per salutarmi.
Mi fa tenerezza, è emozionato, ha lo sguardo lontano ma finge la mia stessa indifferenza.
-resta al parco, comportati bene. Tra due ore scendo, ti recupero ed andiamo a fare la spesa. Aspettami lì, fatti trovare, capito?-
-si-
Così se ne va, e lo vedo scendere per il viottolo insieme agli altri. Sono contenta ma sto malissimo.
Cadrà nel torrente, si spaccherà la testa, verrà travolto dall’autobus sull’unica strada…no, non succederà nulla di tutto questo. Ciò che accadrà davvero è che Stefano aggiungerà un granello di autonomia importantissimo per la sua età. Ciò che sta già accadendo, che succede ogni giorno è che cresce, con o senza il mio aiuto. Tanto vale aiutare, e zitta, mamma apprensiva! Commuoviti, se vuoi, ma non ti agitare.
Il più piccolo mi raggiunge.
-ma dove è andato meme?-
-e’ uscito con i più grandi- dico con la solita indifferenza.
-ah. Ma tornerà?- 
-beh, speriamo-
Gigio di fronte ad una novità ai suoi occhi epocale  (e che lo taglia fuori) non capisce cosa ci sia da tacere, e si adegua con una certa delusione.
Trascorrono le due ore, attraversate da un poderoso temporale, mi preparo ad uscire ed a passare dal parco a recuperare il mio bambino, che mi auguro di trovare immediatamente, quando lo vedo arrivare dal viottolo.
-mamma, sono venuto a riportare la giacca, ora torno giù-
Lo guardo. E’ bagnato fino all’osso. Fradicio e felice.
-meglio che entri e ti cambi, abbiamo da fare ora, ricordi?-
Mi guarda. No, non si ricorda. Non si ricorda niente di quello che gli ho detto.
E’ felice, bagnato e felice. E basta.
Un vento nuovo gli attraversa la testa, da orecchio ad orecchio. Una stagione più difficile si appresta alla mia vita.

mercoledì 21 luglio 2010

l'odore della pietra




Ero sul torrente. sentivo sul corpo l’aria che dalle montagne correva lungo il greto del torrente, accarezzando le pietre in una corsa che l’avrebbe portata sino a valle. Sul quel percorso c’ero anch’io, e sentivo scavalcare il mio corpo percorrendone il profilo, come fossi pietra tra le pietre.
La stessa sensazione me la conferivano gli insetti, che si posavano su di me come sui sassi, apparentemente senza preferenze.
Mi annusai la pelle priva di creme, e riconobbi l’odore dei sassi.  Non è facile descriverlo. E’ un odore sottile, molto secco, che ricorda insieme quello della sabbia (attenzione, non al mare, dove è la salsedine a predominare) misto al metallo, non ferro (che ricorda il sangue) , forse alluminio.
Mi piace l’idea che i sassi abbiano un odore, mi piace l’idea che si possa odorare di pietra.
Ancor più mi piace pensarci il giorno del mio compleanno.
Confondermi con un oggetto solido, senza tempo, resistente e sicuro, scolpito dall’acqua, lambito dal vento, scaldato dal sole

sabato 17 luglio 2010

quello che un solaio ha da dire

 Il mio solaio è spettacolare. Rustico, montanaro, grande, alto e splendente di luce che si infiltra dalle piccole finestrelle e dalle fessure tra le pietre.
Il mio solaio contiene bauli di utensili, oggetti e stoffe nati qui, alcuni fabbricati in casa, altri utilizzati per fabbricare la casa stessa, conservati, aggiustati e riposti già dai genitori dei miei nonni e dai miei nonni poi.
Ad essi si sono aggiunti oggetti di mia madre e miei di quando ero piccola.
Questi ultimi sono emotivamente importanti, per me, ma quelli precedenti hanno il fascino di un mondo davvero diverso, e quello che raccontano mi è in parte misterioso, ma in qualche modo deducibile.
Un paio di ritrovamenti ‘assurdi’ mi hanno fatto sorridere e meditare.
Ho trovato scatole di contenitori della coppa del nonno, o di margarina. Erano i primi oggetti di plastica che mia nonna si trovava tra le mani dopo averne consumato il contenuto. Che farne? Tenerli! La coppetta del nonno aveva (e credo abbia tutt’ora) un manico tipo tazzina del caffè, e la nonna avrà pensato di farsi molteplici servizi da caffè comodi da portare in montagna; la vaschetta della margarina aveva un tappo ad aderenza, e la nonna avrà pensato che era meglio tenerli. Forse per quando sarebbero finiti.
Sbagliava i suoi conti, la nonna, ed è stata sepolta dalla plastica che non si è smesso di produrre, tutt’altro.
Non lo avrebbe mai pensato, la nonna. Come può funzionare un’invenzione che se si rompe non si può aggiustare? Lo butti, nonna, e ne comperi un’altra. Un’altra? Comperarne un’altra? No, no… In casa anche i piatti di legno spaccati sono ricuciti col filo di ferro. Una sutura che dura da un secolo.
Il secondo ritrovamento lancia il suo messaggio da ancora più lontano nel tempo.
Ho trovato una scatola di stracci da pavimento. Estraendone uno con due dita mi sono accorta che era così usurato che ne rimaneva poco più che la bordura, con un enorme buco in mezzo.
Ho rovesciato la scatola ed ho visto che tutto il contenuto era questo. Avevo trovato una scatola di tracci usati. Quasi inconcepibile, oggi, no?  Eppure quello che rimaneva di quella stoffa ancora veniva tenuto, raccolto fino alla quantità giusta per farne ancora qualcosa (ma cosa?). il declassamento degli oggetti continuava sino alla completa estinzione della materia.
Ho pensato poi che mia nonna aveva riordinato dopo decenni quel solaio, ed ha tenuto gli stracci. Mia madre l’ha ripulito ancora decenni dopo, ed ancora ha conservato e riposto la scatola.
Insomma, il messaggio è arrivato. (per fortuna, così ho potuto buttare via quella roba ! ;P )
La sintesi non è certo che è meglio essere così poveri da dover spremere tutto il possibile. Io ho pensato che la povertà insegna la misura, e forse il benessere la fa dimenticare.
Ieri c’era la raccolta dei materiali ingombranti in un punto del paese. Ho portato metri e metri di tubi della stufa arrugginiti da anni. Ho fatto dei mazzetti tipo asparagi legati con la corda ed io e  i bambini li abbiamo portati alla discarica, insieme ad una decina di latte di vernice arrugginite.
Ci siamo sporcati tantissimo, e stancati da morire (io, in realtà, i bambini no). I due piccoli portatori tetano-immuni mi sono costati 2 euro a capoccia.


venerdì 16 luglio 2010

giardinaggio


 E' l'ora del giardino. Non vorrei che qualcuno mi immaginasse intenta a fare innesti, spruzzettare le rose o recidere fiori da riporre nel cestino. Il mio è giardinaggio di guerra. Erba letteralmente da SCONFIGGERE, da sradicare tra i ciottoli, decespugliatore d'assalto tra arbusti ed ortiche impertinenti. 
Un giorno intero di lavoro bello pesante per raggiungere il livello minimo di decenza. 
Prima paghetta per i bambini, entusiasti di aiutarmi nei lavori straordinari, inquanto retribuiti. 3 euro a testa. Molto bravi. Primo anno che non si stufano a metà lavoro, ma mi accompagnano sino alla fine. 

mercoledì 14 luglio 2010

bucati



il dopo vacanza ha seeeempre lo stesso sapore: detersivo ed ammorbidente. La catena di montaggio dei lavaggi di biancheria prosegue ininterrotta fino a che tutto torna al suo posto nell'armadio. Qualcosa sarà scelto ancora per nuove valige, qualcosa no. Anche la vacanza trascorsa, in questo rito, si diluisce un po', scolora al sole e si ripiega in un cassetto. Avanti coi nuovi bagagli, quindi, che si riparte!

lunedì 12 luglio 2010

titti :1 - distanze: 0


Visualizzazione ingrandita della mappa

ho vinto la mia piccola battaglia contro una mia paura. centinaia di chilometri, auto di 11 anni, due bambini a bordo e metri cubi di bagagli. Liscia come l'olio, e Titti è un po' più wonder woman di ieri...

martedì 6 luglio 2010