lunedì 15 marzo 2010

solo una domanda

Dal primo mattino, lettura dei quotidiani. E già t’incazzi perché non tutte le foto ti rendono onore, ma tant’è: l’importante è che la prima foto in testata sia tua, sotto a qualsiasi titolo, con qualsiasi espressione. Semmai, rifletti sul fatto che tra le virgolette la tua frase non è abbastanza forte. Non scardina, non spinge. L’elettore può digerire più di così, si può fare di meglio. Così telefoni al tuo PR e senti cosa ne pensa.

Non è del tutto d’accordo con te, e gira e rigira con le parole e intanto non dice niente.
Sbatti giù la cornetta pensando che quello non ha i coglioni e ti chiedi cosa lo paghi a fare.
Mentre ti fai fare la barba la segretaria ti legge le mail della tarda serata.
Sono tutte dei tuoi avvocati. Osservazioni, aggiornamenti, ritocchi alle linee di difesa.
Te ne fai chiamare tre o quattro al telefono, e prima di ogni conversazione ti fai rinfrescare la memoria di chi segue cosa, che in ‘sto casino non è facile distinguere e tenere tutto a mente.
Sull’altra linea, intanto, coordinatori di partito vogliono sapere cosa ne pensi di Caio e dove vedresti meglio Sempronia. Caio è indagato, meglio cambiargli regione, e su Sempronia stacchi una battuta assai intuitiva su dove la vedresti meglio. Dall’altro capo del telefono la tua ironia fa molto ridere.
Ti viene in mente un piccolo seggio alquanto discusso, e telefoni al coordinatore della Puglia con la tua proposta. Quello è cauto, e non del tutto d’accordo con te. Sbatti giù la cornetta, ed i senza coglioni della mattina sono diventati due. Così richiami quello di prima e disponi per Sempronia. Non ci sono problemi, per la Puglia, dici. Meglio però parlarle prima personalmente, semmai. Mandamela.
Chiamano poi alcuni dottori. Dovresti fare le analisi, verificare i capelli, controllare lo zigomo. Non hai tempo, si vedrà.
Breve verifica degli impegni del giorno. Visita ad una caserma. Occasione perfetta per insultare il TAR.
Pranzo veloce coi vertici del Milan.
Nel pomeriggio, una conferenza stampa sullo studio di nuovi rapporti bilaterali con la Spagna, ottima occasione per scagliarti contro le intercettazioni telefoniche e le strumentalizzazioni della sinistra.
Che si dice in parlamento? Come? ‘si discute della legittimità del tuo provvedimento?’ cosa vuoi che ci sia da discutere? Non ci vai.
Bisgna invece discutere di una nuova lista di reati che ritieni non dovranno più andare a giudizio, o forse non essere proprio più reati, è uguale. Nel tardo pomeriggio fai al ministro le tue proposte, ma il cellulare non ti riporta la sua voce. Che fa, pensa? Forse non è d’accordo. Poi dice che non si può.
Risposta sbagliata. Sbatti giù il telefono, e il conteggio del giorno sale ancora.
Farai fare uno studio per i fatti tuoi, e tornerai con una proposta argomentata. Inutile sperarci, te ne devi occupare tu. Così spendi qualche altra telefonata per impostare la cosa.
A cena, in famiglia. Ti devono spiegare quella flessione azionaria, ti devono parlare del piano triennale. Forse non hanno seguito il consiglio, meglio verificare. Meglio dire alla segretaria che inviti anche quel consulente finanziario così veloce ed intuitivo… quello coi coglioni, insomma.
Durante la cena, al telefono ti dicono che di questi tempi è meglio che una festa in Sardegna a casa tua non rientri nei piani di emergenza del paese, ma tu urli che si tratta di questioni di sicurezza, e se il tuo interlocutore non è in grado di capirlo, può lavorare per qualcun altro.
Sei stanco. Tutti se ne vanno. Accendi la televisione per buttare solo un attimo l’orecchio al talk show. Inammissibile! Telefoni al talk show incazzato nero e, non pago, ad altri cinquanta soggetti. Incredibile, se non gli parli tu non farebbero niente. Senza palle, anche loro.
Che giornata eterna, eh, signor presidente? Solo una domanda, poi vai pure a nanna:


MA TU, QUANDO LAVORI?

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