giovedì 2 dicembre 2010

e tu, sei propenso?


Alla mia età, è molto comune sentire discorsi che segnano il tempo. Alcuni amici dicono ‘quando eravamo giovani noi, ci si divertiva di più’ , senza accorgersi che stanno dicendo in realtà ‘quando ero giovane mi divertivo più di adesso’ . Sempre più spesso capita di pensare ‘a me avevano insegnato che…’ laddove sembra non si insegni più nulla.
E’ un fattore generazionale, non c’è niente da fare.
Società, gusti, morale si modificano nel tempo, e chi ha già vissuto un bel po’ non ha voglia di adeguarsi a tutto, perché non può sentire ogni evento nuovo come ‘proprio’.
Sul lavoro, questo genere di situazioni viene definito sommariamente ‘poca propensione al cambiamento’ .
Voglio contestare questo luogo comune.
A me i cambiamenti piacciono, soprattutto sul lavoro. Lavoro da così tanto tempo, che se non cambia qualcosa ogni anno intorno a me, sento che devo come minimo spostarmi di scrivania.
Se non ho possibilità di imparare ogni tanto qualcosa di nuovo, la noia mortale mi attanaglia ed inizio a contare gli anni che mi mancano ad occupare il tempo come voglio io.
Tuttavia il cambiamento che vedo intorno a me spesso non mi piace, e non lo posso condividere.  Ho una fortuna, però.  Per lavorare mi serve la logica e un po’ di matematica, e quando mi dicono che il metodo cambia, che la logica è diversa, posso appellarmi alla matematica. Il nuovo metodo come risponde a 3+3? Sino a che mi viene risposto: 5, 46, 1062, allora sono certa che la mia propensione al cambiamento non c’entra affatto. La parola giusta è Competenza.
Non importa come altri la vogliano chiamare o utilizzare (sempre nei termini contrattuali, però J ) , io posso riacquistare il sonno.  Invecchio, certo (mai visto nessuno al mondo fare altro) ma non in quel modo lì, e con qualche elemento certo che non si scioglie facilmente in un brodino di insicurezza.

Nessun commento:

Posta un commento