venerdì 10 settembre 2010

e ancora torrente

E ancora torrente.  In questo ultimo soleggiato giorno feriale di libertà, mi butto ancora una volta tra i sassi, a farmi mordere dal sole settembrino.
Vorrei dire che questo è il mio ambiente, ma più sto qui, in silenzio e con gli occhi chiusi, più mi pare vero il contrario; sono io ad appartenere a questi posti, e non viceversa.
Penso a quanto è aspro e contraddittorio questo clima.
Dove la mia pelle riverbera il sole, tocco e sento il calore che mi brucia. Solo pochi centimetri più in là nella rotondità di un polpaccio, di un braccio, dove il raggio mi raggiunge obliquo, il mio corpo è freddo, il pelo dritto.
Sto concentrata nel tentativo di diffondere il calore concentrato in pochi punti a tutto il corpo, e ci riesco.
Forse ho i brividi, ma sento quel calore e me lo godo tutta intera.
Basta il più irrisorio baffo di nube davanti al sole per precipitare. Il mio corpo non ricorda il calore di un istante fa, neppure lo sa immaginare, si irrigidisce ed attende.
L’acqua intorno a me cambia tutti i suoi riflessi, e parla solo di ghiaccio, senza colore.
Il sole torna, e tutto è come prima, e mentre valorizzo al massimo i miei centimetri di corpo caldo, penso che questi contrasti sono gli stessi che ho dentro di me, scritti nel mio codice.
Mi basta una scintilla, uno spiraglio per farne una ragione a tutta me stessa; mi basta una piccola nube per perdere tutto.
Gli anni non mi hanno cambiata.
Però oggi so che le nubi passano.

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