venerdì 8 luglio 2011

condom.plus

Sono diventata consigliere condominiale per lo stesso motivo per cui ho sempre fatto la rappresentante di classe: perché nessuno voleva farlo. Il condominio è molto grande, e la prima chicca si è già verificata.
Arrivo a casa coi bambini e con la spesa (pesante) e l’ascensore non funziona. Saliamo a piedi. Per le scale ci sono già alcuni inquilini, e non arrivo al quarto piano che so già:
- lampo in cantina
- non c’è la luce
- si ferma l’ascensore
- c’è dentro una signora così anziana che solo guardandola le passi un po’ di energia.
Mi sembra di capire che la portinaia (che in quell’ora non lavora) abbia già ricevuto seimila telefonate ed abbia già chiamato il tecnico che sta arrivando.
L’unico problema residuo: tenere calma l’anzianissima prigioniera.
L’ascensore è al quinto piano meno un metro, e dal vetro si vedrebbero le gambe della signora sospese ad un metro dal pianerottolo se l’interno dell’abitacolo non fosse buio pesto.
Si vede ogni tanto, invece, la punta di un ombrello arancione che batte nervosamente contro il vetro.
Urlo nella cabina a porte chiuse che è questione di minuti, che stia calma. Lei risponde qualcosa col suo soffio di fiato consueto, ma il cagnetto residente dietro una porta lì a fianco abbaia e mi impedisce di capire. 
Non mi sembra grave. Stesse pure dicendo che ha dimenticato il pace maker e le serve subito, non glie lo potrei dare.
Le urlo –se è stanca si sieda, è questione di poco-
Nel frattempo ho alle spalle due signore anziane che urlano, dicono che si immedesimano, dicono che la nostra prigioniera è anzianissima, e ci vuole del bello e del buono per far loro capire:
- vecchia o neonata, il tempo perché arrivi il tecnico non cambia
- la signora ha vissuto 90 anni non certo per morire in un quarto d’ora di ascensore
- se si immedesimano troppo, dovremo soccorrere loro.
Arriva il tecnico col fiatone. Dice che in strada già gli facevano cenni da questione di vita o morte, e probabilmente immaginava un corpo tranciato in due tra un piano e l’altro.
Apre la porta del piano, e vedo finalmente le gambe della vecchina. Risalgo con lo sguardo, e la trovo serissima e compassata, una mano sulla mano corrente e l’altra sull’ombrello.  Non pare agitata.  Il tecnico chiede se abbiamo una scaletta per farle fare questo benedetto metro e farla uscire immediatamente, ma far passare da un buco la vecchina e farle fare la scaletta mi pare più azzardato che lasciarla lì. Oramai la porta è aperta, e la tensione non c’è più. Praticamente è salvata.
-che ne dice signora se riportiamo l’ascensore al piano, così lei può uscire con le sue gambe?-
-va bene-
Il tecnico sale all’ultimo piano, e lentamente vediamo la cabina che si abbassa, mentre sul pianerottolo si mescolano frasi di ordini e classi diverse:
-voi non sapete cosa sia la vecchiaia!
-la prima regola è tirare fuori il corpo!
-qualcuno dovrebbe sorvegliare sempre l’ascensore!
-soffoca! Soffoca!
Oramai la prigioniera è svelata a tutti, scesa dal cielo seria e compunta.
Mancano circa tre secondi e trenta centimetri quando un inquilino che non mi aveva preoccupato sino a quel momento, forse perché solo cinquantenne, fa un balzo verso la cabina e con un incomprensibile gesto ritardato dice –bisogna estrarla subito!- manco l’ascensore fosse a casa di James Bond ed imbottito di nitroglicerina.
Fa un gesto all’anzianissima che lo guarda strano, e visto che non collabora, si tuffa col corpo nell’ascensore aperto ed in movimento e la prende in braccio con forza da eroe metropolitano. Io sbigottisco e penso ai due femori vetusti che atterreranno sul pianerottolo.
La coriacea che ci seppellirà tutti barcolla sotto la veemenza del salvataggio, ma atterra sana e salva. Mi volto verso la cabina ed urlo al tecnico che ora è a posto. Neppure il tempo di girarmi, e mi accorgo che il pianerottolo è imbrattato di sangue come in un poliziesco. Oddio.
-non è sangue della signora, è mio- dice piano l’improvvido salvatore, che sanguina copiosamente da un dito per aver ficcato la mano in parti di ascensore non fatte per essere viste e toccate, meno che mai col mezzo in movimento.
Il condòmino viene ricondotto a casa, ma probabilmente sulla via del pronto soccorso. C’è altro da fare? Ah, già. Manca la luce. Qualcuno sa perché? 
Fanno lavori in cantina. È stata tranciata per errore la dorsale che porta energia  a questa casa ed a mezza via.
scendo di corsa rampe e rampe di scale. 
non vorrei che in cantina ci fosse qualcuno carbonizzato che aspetta...

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