giovedì 25 novembre 2010

morte di una fata

Bimbo mio,

ieri ti ho ucciso una fata.
E’ stato un attimo. Ti stavo dicendo che la Fata dei denti porta soldi solo al primo dentino perso, mica a tutti (con tuo fratello si era fatto così, e non si possono cambiare certe regole) e tu mi hai detto:
-ma tanto io lo so, la fatina dei denti non esiste, sei tu! E’ vero che sei tu? –
Avevi lo stesso tono di quando chiedi ‘è vero che i maiali non volano?’ cosa che sai benissimo ma che vuoi ugualmente certificare.
E io ho pensato che avessi già fatto per conto tuo la tua riflessione, ed ho risposto che sì, ero io.
Quando ti sono venuta a salutare a letto, avevi gli occhi pieni di lacrime, anche se facevi finta di no. Avevi il groppo in gola e non riuscivi a parlare.
Così io ho dovuto capire che sei molto sveglio, ma che ancora puoi nascondere dentro di te le verità in favore di qualcosa di più bello.
Così ho dovuto capire che forse non è così vero che ti debba sempre e solo rispondere la verità.
Così ho dovuto capire che una fata uccisa non può rinascere mai più.
E tu, amore mio, temo abbia dovuto capire troppo presto che le domande per cui non si è pronti alla risposta, non si debbono porre mai.


1 commento:

  1. ...ho sempre pensato che i nostri blog fossero dei diari, e che mi sarebbe piaciuto che un giorno, da grandi i nostri figli li sfogliasero a ritroso. Mi sarebbe piaciuto che, come ne "I ponti di Madison County", leggendo il diario, loro capissero delle cose della loro vita, prima ancora che qualcosa della nostra.
    Questo, soprattutto, è il motivo per cui questo post mi piace tanto. ;-)

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