sabato 17 luglio 2010

quello che un solaio ha da dire

 Il mio solaio è spettacolare. Rustico, montanaro, grande, alto e splendente di luce che si infiltra dalle piccole finestrelle e dalle fessure tra le pietre.
Il mio solaio contiene bauli di utensili, oggetti e stoffe nati qui, alcuni fabbricati in casa, altri utilizzati per fabbricare la casa stessa, conservati, aggiustati e riposti già dai genitori dei miei nonni e dai miei nonni poi.
Ad essi si sono aggiunti oggetti di mia madre e miei di quando ero piccola.
Questi ultimi sono emotivamente importanti, per me, ma quelli precedenti hanno il fascino di un mondo davvero diverso, e quello che raccontano mi è in parte misterioso, ma in qualche modo deducibile.
Un paio di ritrovamenti ‘assurdi’ mi hanno fatto sorridere e meditare.
Ho trovato scatole di contenitori della coppa del nonno, o di margarina. Erano i primi oggetti di plastica che mia nonna si trovava tra le mani dopo averne consumato il contenuto. Che farne? Tenerli! La coppetta del nonno aveva (e credo abbia tutt’ora) un manico tipo tazzina del caffè, e la nonna avrà pensato di farsi molteplici servizi da caffè comodi da portare in montagna; la vaschetta della margarina aveva un tappo ad aderenza, e la nonna avrà pensato che era meglio tenerli. Forse per quando sarebbero finiti.
Sbagliava i suoi conti, la nonna, ed è stata sepolta dalla plastica che non si è smesso di produrre, tutt’altro.
Non lo avrebbe mai pensato, la nonna. Come può funzionare un’invenzione che se si rompe non si può aggiustare? Lo butti, nonna, e ne comperi un’altra. Un’altra? Comperarne un’altra? No, no… In casa anche i piatti di legno spaccati sono ricuciti col filo di ferro. Una sutura che dura da un secolo.
Il secondo ritrovamento lancia il suo messaggio da ancora più lontano nel tempo.
Ho trovato una scatola di stracci da pavimento. Estraendone uno con due dita mi sono accorta che era così usurato che ne rimaneva poco più che la bordura, con un enorme buco in mezzo.
Ho rovesciato la scatola ed ho visto che tutto il contenuto era questo. Avevo trovato una scatola di tracci usati. Quasi inconcepibile, oggi, no?  Eppure quello che rimaneva di quella stoffa ancora veniva tenuto, raccolto fino alla quantità giusta per farne ancora qualcosa (ma cosa?). il declassamento degli oggetti continuava sino alla completa estinzione della materia.
Ho pensato poi che mia nonna aveva riordinato dopo decenni quel solaio, ed ha tenuto gli stracci. Mia madre l’ha ripulito ancora decenni dopo, ed ancora ha conservato e riposto la scatola.
Insomma, il messaggio è arrivato. (per fortuna, così ho potuto buttare via quella roba ! ;P )
La sintesi non è certo che è meglio essere così poveri da dover spremere tutto il possibile. Io ho pensato che la povertà insegna la misura, e forse il benessere la fa dimenticare.
Ieri c’era la raccolta dei materiali ingombranti in un punto del paese. Ho portato metri e metri di tubi della stufa arrugginiti da anni. Ho fatto dei mazzetti tipo asparagi legati con la corda ed io e  i bambini li abbiamo portati alla discarica, insieme ad una decina di latte di vernice arrugginite.
Ci siamo sporcati tantissimo, e stancati da morire (io, in realtà, i bambini no). I due piccoli portatori tetano-immuni mi sono costati 2 euro a capoccia.


1 commento:

  1. Comincio a pensare che i blog siano tra le poche cose che, tra le migliaia di parole che si sprecano sul web, valga la pena di leggere. Mi domando perchè con tutto quello che ci si trova scritto, alla fine l'unica lettura interessante diventa un diario, poco più che personale, con la breve storia di un solaio. Mentre leggevo questa storia minima speravo che in fondo (e che soddisfazione è stato così) ci fosse anche una foto a chiudere la narrazione, perchè volevo vederla anche io.

    Ricordo che a casa di mio nonno c'era un contenitore nel quale teneva una miriade di piccoli pezzi, di varia provenienza, che noi bambini adoravamo selezionare minuziosamente, ma il cui contenuto poi, doveva essere rimesso assolutamente al suo posto...spessori. Mio nonno pensava che qualsiasi oggetto guasto, praticamente sempre, potesse essere aggiustato con uno spessore appunto. Forse anche lì c'era una verità...le cose si usuravano, "rimpicciolivano", avevano bisogno di essere riportati allla misura originaria...

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